Intervista di Clarita di Giovanni per Sardegna A/R
Enrico Corte: Il Peso del Vuoto
Documentario, SGR Studio, Roma, maggio 2007
Enrico Corte – Mi piace molto l’idea di portare un oggetto che rappresenti la Sardegna; in questo caso ho pensato di portare il vuoto come oggetto. Il vuoto è un oggetto, non è un’assenza; è un materiale che può essere trasformato, modificato e colorato addirittura dall’artista. Che poi è quello che ho cercato di fare nel mio lavoro nel corso degli anni Ottanta, gli anni che ho trascorso in Sardegna, attraverso opere fotografiche in cui mi ponevo su grandi spazi vuoti, stando sul bordo di cornicioni, balaustre, terrazze di spazi pubblici e privati. L’opera fotografica rappresenta proprio questo mio contatto col vuoto, questo mio rapporto col senso del vuoto.
Se esiste un oggetto che può rappresentare la mia vita e il mio lavoro a Roma nel corso degli anni Novanta fino a oggi, è un oggetto altrettanto invisibile come il vuoto di prima. E quest’oggetto che vi presento è il destino: il destino è un materiale come il vuoto che l’artista – ma anche la persona comune – può trasformare. Io ho trasformato il mio, trasferendomi da Cagliari a Roma all’inizio degli anni Novanta; chiunque può trasformare il proprio, perché non è detto che il luogo di origine sia fisso e immutabile e quindi rappresenti qualcosa di ineliminabile dalla propria esistenza.
E allora, posso dirvi che semplicemente un paio di occhiali neri possono aiutare tutti noi a cambiare identità, a cambiare il proprio destino con molta facilità: questi non sono una maschera ma sono un piccolo accorgimento che ci fa capire, camuffando in parte i nostri lineamenti, ci fa capire che ciò che ci vien dato può esser trasformato. Il destino è un materiale; l’artista e la persona comune hanno il dovere, il piacere di modificarlo.
In Sardegna non era possibile realizzare ciò che volevo fare della mia vita: ho dovuto modificare il mio destino trasferendomi in un’altra città. Io consiglio a tutti di fare una scelta simile alla mia: il mondo offre tante possibilità: cambiate citta, cambiate pelle, cambiate sesso. Cercate di usufruire al massimo della libertà che la vita vi offre.
Nei progetti video che [io e Andrea Nurcis, ndr] abbiamo realizzato a Roma nel corso degli anni Novanta viene fuori forse con maggiore evidenza il discorso sulla moltiplicazione di identità. Per esempio No Light, video del ’97, in cui io interpreto uno dei personaggi dei miei stessi quadri, cioè un Demonietto psichico, e tu Andrea [Nurcis, ndr] interpreti un Eremita, che è un elemento, una personificazione che poi appare in moltissimi tuoi disegni, tue opere e anche sculture.
Andrea Nurcis – Abbiamo un po’ teatralizzato il nostro lavoro artistico. Poi abbiamo fatto anche altri lavori in video in cui invece rappresentavamo noi stessi.
Enrico Corte – Per esempio quest’altro video [Homevideo, 1997, ndr] fatto a quattro mani presenta in fondo altre due individualità che hanno scelto un destino particolare, perché c’è un regista di cinema d’avanguardia e una modella/attrice transessuale che dialogano tra di loro, insieme nel nostro bagno mentre noi ci muoviamo per le stanze del nostro studio e continuiamo a lavorare alle nostre opere.